Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da gennaio 28, 2008

Il fidanzato delle ragazze (voce di Caterino)

“il concetto di diversità non si esaurisce mai, semplicemente si trasforma” Andrea e Caterino sono due viandanti interiori, risucchiati da un viaggio che perde la cognizione del tempo e dello spazio, all'interno di domande che non sempre necessitano di risposte. Alternando le proprie voci e pensieri, filtrano pezzi di vita, percorrendo una strada concentrica, alla ricerca l’uno dell’altro e di se stessi. Era saltata la luce. E non tornava. Completamente nudi, io e Andrea ci siamo seduti a mangiare la frutta sul tappeto. La grande candela in mezzo al tavolino profumava di vaniglia e ci disegnava strani volti in volto. Dico: “parlami come se non fossi io” Dice: “non ho problemi a parlare con te di nessuna cosa, neppure la più segreta, lo sai” Dico: “non è la stessa cosa, parlami come se non fossi io” Quando si parla con qualcuno con cui si ha molta confidenza, si sente di poter dire qualunque cosa, è vero. Ma spesso i tempi sono inopportuni, ci si aspetta sempre che la conversazione

Il fidanzato delle ragazze (voce di Andrea)

Leonarda possedeva l’irrequietezza delle forme. Non riusciva a nascondere la sensualità del suo corpo, malgrado lo scudo di maglioni messi a strati, con eleganza, uno sopra l’altro. Il suo stile nel vestire anticipava l’attesa di sbucciarsi come un frutto, anziché spogliarsi, la sera. Questo era il suo modo di indugiare nella ricerca degli amici o del rapporto perfetti, da cui valesse la pena farsi mangiare. Quella sera, davanti alla sua pizza di compleanno, con la tavola imbandita di persone care, mi disse che nel gioco della coniugazione dei verbi, amava l’Imperfetto, perché nulla dava l’idea della perfezione come un Imperfetto messo al posto giusto. Così anche nella mia vita, pensavo io, rincorrendo col pensiero le mie dilette incoerenze. (...) A scuola il professore di lettere credeva che copiassi i temi da un ipotetico libro dei temi. Mi obbligava a fare il compito nel banco solitario vicino alla lavagna, togliendomi la dignità e anche il vocabolario; nonostante questo, quando lo

Quindici quasi Diciassette

Chissà dove avevo sbagliato. Così adesso stavamo volando, le ruote alzate da terra, il motore fuori giri, l’inarrestabile discesa fangosa, il vigneto maturo più in basso che ci saliva incontro. Entriamo istantanei fra due filari della vigna ordinata, con le piante spaventate tutte aggrappate al doppio filo di metallo che le sorregge per l'intera pendenza e già mi sembra un successo averla infilata senza urtare i pali di cemento che la delimitano. Un’infinità di pampini e legni nodosi stridono e graffiano la vernice e sfrecciano fuori dai finestrini aperti, acini già pronti alla raccolta si appoltigliano sulla carrozzeria e qualcuno salta dentro indispettito, per vendicarsi che quest’anno non diventerà vino. Immagino la rossa faccia furibonda del contadino mentre guarda quella nostra vendemmia insolita. Forse ho interpretato male quel “dosso 6” oppure Fabio, il mio coraggioso e insostituibile navigatore storico, ha sottovalutato il rinculo degli ammortizzatori sulle note del giro di